data: 24 luglio 2021
luogo: Monte Sant’Angelo, largo Tre Ottoni
orario apertura porte ore 22
orario inizio spettacolo ore 22.30
desk presso Green Cave di FestambienteSud, via Garibaldi 27
A novant’anni dal suicidio del poeta, il verso majakovskijano, quasi fosse una profezia distopica, riesce ancora ad impressionare e sorprendere, per la sua forza rivoluzionaria, certo, ma anche per la straordinaria indagine del e nel privato dell’autore, che ispeziona i più minuti dettagli del travaglio affettivo dell’agitatore politico. E mai nella sua poesia privato e pubblico si scindono, perché parti dialettiche di un unico mondo e di un’unica società, nella combutta futurista per un avvenire socialista, nel segno dell’uguaglianza e della giustizia, della fratellanza umana e della vicinanza fra i popoli.
Leggere oggi Majakovskij, enunciarlo, è come cadere dalle scale. È un ruzzolone improvviso e gravido di conseguenze. Il verso majakovskijano, rissoso e collerico, amorevole e intimissimo, è un esercizio parresiastico senza precedenti, ma in questo caso la “parresia”, l’arte socratica di dire il vero di fronte al tiranno, si fa rivolta rivoluzionaria, grido di speranza, proclamazione eretica di un mondo a venire.
E così mi ritrovai, una dozzina di anni or sono, mentre mi lasciavo scivolare nella sfiducia e nel cinismo che contraddistinguono i nostri tempi, improvvisamente in un moto interiore di fede politica. Il socialismo, appunto, era rinato nel cuore, e con esso l’ambizione di vivere quella fede nella quotidianità.
Majakovskij ti invita, ti prega, ti ordina di aprire gli occhi, di scrutare la realtà, di agire per cambiarla. Il suo poetare è insieme laico e cristiano, e in questo connubio celebra il matrimonio ecumenico degli opposti, la sintesi hegeliana fra animismo e teoria critica.
In questo momento del decorso storico, nella fase discendente del sistema capitalistico, quel sistema che ci vuole tutti schiavi dell’ordinario, intrappolati nelle assurdità quotidiane dell’individualismo, in una condizione apocalittica di guerra e sopraffazione incessanti, la poesia di Majakovskij è una “preghiera a Buddha, che del negro sul padrone affila il coltello”. È un invito perentorio a non arrendersi di fronte alle circostanze, e proprio oggi, a due virgola cinque minuti alla mezzanotte, ci esorta a cambiare rotta, prima che sia troppo tardi.
PIERPAOLO CAPOVILLA. Comincia a suonare attorno ai vent’anni d’età. Nel 1996 dà vita agli One Dimensional Man, di cui è autore, cantante, bassista. Abbandonato il gruppo, nel 2005 forma Il Teatro degli Orrori con Francesco Valente, Giulio Ragno Favero e Gionata Mirai, per poi rimettere in piedi gli One Dimensional Man per una serie di concerti e per l’album “A better man” del 2011. Intellettuale rock a tutto tondo, in quello stesso anno Capovilla batte i teatri della penisola con uno spettacolo di reading dedicato al poeta russo Vladimir Vladimirovič Majakovskij, da cui viene tratto il dvd “Eresia”. Nello stesso anno recita in “I primi della lista” di Roan Johnson ed è eletto dal settimanale “L’Espresso” uomo dell’anno. Nel 2012 collabora con Il Piotta, Tongs, Marina Rei, e accompagna Matteo De Simone dei Nadàr Solo in una serie di reading tratti dal romanzo, di quest’ultimo “Denti guasti”. Nel 2013 è in tour coi Nadàr Solo e con un reading tratto da Pier Paolo Pasolini con l’accompagnamento di Paki Zennaro. Nel febbraio 2014 Capovilla annuncia la pubblicazione di un album solista per La Tempesta Dischi entro l’estate. Dopo lo scioglimento de Il Teatro degli Orrori, Capovilla si dedica interamente alla carriera solista.
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