Opporsi alla velocità delle nostre esistenze e, di riflesso, alla velocità in musica, è il punto di partenza di “Stasi”, il nuovo lavoro di Populous. In uscita il 11 giugno per La Tempesta Dischi, l’album è ispirato dalla lentezza, dai ritmi dilatati e dall’ipnosi che la reiterazione sonora può indurre. Scritto e prodotto in un Salento immobile e silenzioso, in un’atmosfera sospesa e meditativa che ha dirottato in maniera evidente il percorso del producer pugliese, questo luogo lo ha ricondotto verso atmosfere ambient e instrumental hip-hop, simili a quelle d’inizio carriera (quelle di “Quipo” e “Queue for love”, usciti per la berlinese Morr Music a metà degli anni 2000). Dopo quel primo periodo, Populous ha iniziato a studiare il groove dei ritmi tradizionali sudamericani che, combinati all’elettronica più contemporanea, gli hanno permesso di scrivere e produrre l’acclamato “Azulejos” e collaborare con etichette internazionali come Enchufada, Wonderwheel, Man Recordings e Aya/ZZK. Nel 2020 Populous ha pubblicato “W”, il suo lavoro più intimo e sincero, un manifesto “queer” su beat elettronici sensuali ed energici. Ha successivamente remixato “La vita nuova”, singolo di Christine and the Queens e Caroline Polachek. “Stasi”, in un moto circolare, rappresenta dunque un rallentamento, una riflessione e una ripresa. Mixato e masterizzato in analogico nel bucolico contesto del Sudestudio, usando bobine Studer e un vecchio banco Amek, gli otto brani del disco fluttuano lentamente fra i nomi di leggende che non hanno mai smesso di ispirare Populous: Midori Takada, Boards Of Canada, J Dilla e William Basinski. Se immaginassimo di planare su un mar Mediterraneo calmo e misterioso, “Stasi” vorrebbe esserne la colonna sonora. |